Chiesa Parrocchiale di Nostra Signora di Lourdes e S.Ludovico Re
08/08/2016
Mons. Franco Gardinazzi, quando era Curato a
S.Matteo nel 1909, registrava messe celebrate
alle Chiaviche Gardani, Gardano, Palazzo del
Gardano, la cui etimologia derivava dalla famiglia
comitale viadanese. Al suo ritorno a S.Matteo nel 1935,
come Legato Vescovile, costatava che i toponimi
erano stati sostituiti con l'attuale Sabbioni. Nelle
mappe teresiane del 1775 si rileva l'esistenza di un
oratorio in posizione diversa dalla chiesa attuale.
Un cappellano vi celebrava una messa
settimanale ed era compensato con Lit. 100 annuali, stralciate
dalla rendita di un podere lasciato nel 1687 e amministrato
dal Monte di Pietà di Viadana. Intanto i Gardani, che si erano
trasferiti da Viadana in questa loro residenza, nel 1804 con
il Conte Bonaventura, fecero erigere un nuovo oratorio, sempre
a titolo di Lodovico Re. Lo dotarono di lire 4000 più la casa
per il cappellano, ottenendone il diritto di sepoltura nel sepolcro
adiacente la chiesa. Dall'articolo precedente si può intuire che
l'ultima sepolta fu la Contessa Anna Biondi, vedova di Ettore.
Questa signora, moglie dell'ultimo Gardani residente "al Palas",
aveva promesso più volte un lascito o una donazione per
l'erezione di S.Ludovico Re a parrocchiale del "Gardan". Ma
le cose non andarono per il verso dovuto per la titubanza della
nobildonna di fronte alla decisione finale. Il Vescovo Geremia
Bonomelli si recò "al Palas" munito dell'occorrente per la
donazione che doveva essere fatta a lui personalmente poi
passata alla curia, perché in quell'epoca non era possibile
farla alla chiesa. La signora, adducendo che il cugino Conte
Antonio D'Arco, sottosegretario al Ministero della Giustizia (poi
agli Esteri), la pensasse diversamente "...e lui se ne intendeva...!",
quando si trattò di firmare l'atto, si ritrasse. Il Vescovo se ne
ritornò con le pive nel sacco in Castello a Viadana, ove era
in visita pastorale. Vivente la Contessa, non se ne fece più
nulla. Monsignor Bonomelli si vendicò dell'affronto dicendo
più volte, riferendosi al D'Arco "...non credeva neppur nel
pancotto" e che non era giusto prestar fede a un miscredente,
anziché al proprio Vescovo". Per completare il quadro del
parente Mantovano della signora, nella sua cronistoria di
Sabbioni, Mons. Gardinazzi aggiungeva "... il conte D'Arco
di Mantova, era eccessivamente immorale a voce comune di
popolo, qualche anno dopo divenne cieco, a soli 40 anni
circa dovette rinunziare al sottosegrariato e dopo una quindicina
d'anni di cecità moriva, dimenticato a Mantova e che non si
sa se sia passato ad altra vita con i conforti religiosi, perché
unito concubinariamente con una donna ...". Nel 1940
Mons.Gardinazzi, questa volta parroco di Cavallara, favorì
l'erezione canonica della parrocchia di S.Ludovico, conferma
che giunse il 30 maggio dello stesso anno. Primo parroco fu
Don Dante Bongiovanni che vi era stato mandato ad
experimentum già dal 10 novembre 1937. Abbattuta la chiesa
antica fu riedificata la nuova su progetto dell'architetto Oscar
Sacchetti nel 1963. Sul fianco esterno dell’edificio distrutto
verso la corte, vi era la più espressiva iscrizione della mia
raccolta Epigrafia Viadanese: PATRES MEI AGRICOLAE
FUERUNT/ COLTIVANDO LA TERRA E' PIU' FACILE MERITARSI
IL CIELO/ COLUI CHE PIANTA O SEMINA/ E FA PRODURRE
ALLA TERRA DEGLI ALIMENTI/ PER L'UOMO O PER GLI
ANIMALI/ FA UN'ELEMOSINA/ DI CUI DIO GLI TERRA'
CONTO/ NELL'ALTRA VITA IN CIELO. Mi si permetta di
ricordare Don Amedeo Delfini, ultimo parroco residente dal
1974 al 1993, anno in cui morì per le conseguenze di un
incidente stradale. Con lui finirono i veri preti di campagna.
Vissuto nell'allegra indigenza evangelica, contribuì alla
formazione dell'identità storica degli abitanti di Sabbioni.